Al Presidente del Consiglio, Asati sottopone un proprio studio (riportato nell’allegato della lettera inviata) dal quale risulta che la costituzione di una nuova società, che gestisca le attuali infrastrutture di rete di accesso della Telecom Italia e che ne assicuri un adeguato e sollecito sviluppo, nell’interesse di tutti gli operatori genera una molteplicità di ricadute positive:
- 5 Miliardi di euro di benefici sociali;
- impatto sull’occupazione (diretto, indiretto, e indotto) con il mantenimento degli attuali livelli di occupazione per il primo biennio e nuovi posti di lavoro che nell’arco dei successivi 5 anni risultano pari a 30.000 risorse secondo la metodologia Keynesiana, (sia OPAC che le imprese di rete potendo procedere in alcuni casi ad assunzioni di giovani),
- sul PIL (+0,3 punti l’anno),
- sulla distribuzione territoriale dei servizi e dei relativi livelli di qualità (rispettando gli impegni definiti dall’Agenda Digitale Europea);
- aumento del volume degli investimenti per 350 milioni di euro l’anno rispetto agli investimenti previsti da TI per Open Access;
Il lavoro, realizzato dall’ufficio studi Asati, ha valutato tra l’altro il valore della rete “scorporata” (15 mldi di euro) ed ha ipotizzato l’ingresso nel capitale della CdP con 3 mldi di €. Telecom Italia , con il vincolo di destinare queste risorse allo sviluppo della rete NGN in Italia, TI manterrebbe la maggioranza e la governance della società, demandando ad opportuni organismi statutari il rispetto degli impegni presi in termini di Equivalence of Input ed Equivalence of Output, fissati da una apposita normativa dell’Agcom.
Il governo avrebbe inoltre la golden share.
Asati ha inoltre stimato il volume degli investimenti annui (+350 milioni di euro l’anno, rispetto a quanto investe su ngn Open Access attualmente) e la loro destinazione anche in termini di ricerca e innovazione. La nuova società assicurerebbe al Paese una sana crescita delle indispensabili infrastrutture ed eviterebbe dispersione di risorse e servizi. Consentirebbe anche il rispetto delle istanze dell’Agenda Digitale della Comunità Europea al 2014 e al 2020, volte alla ricerca delle necessarie ottimizzazioni derivanti da un sinergico utilizzo di risorse private e pubbliche, eliminando cosi’ il digital divide e fornendo l’ADSL a tutte le aree indistintamente in modo che tutto il Paese possa concorrere alla ripresa Economica, con una parità sociale senza differenzazione di ricchezza per le varie aree;
Asati ritiene che il governo Monti possa e debba condividere una siffatta impostazione, porrebbe tra l’altro fine a discontinuità operative e finanziarie che, colpendo Telecom Italia, hanno generato pesanti effetti sui lavoratori e sugli azionisti-risparmiatori e sulle PMI che vedrebbero ritardata la disponibilità di servizi a larga banda per competere nel mercato globale.
Il governo potrebbe inserire tutto questo nel tema fondamentale dello Sviluppo e della Crescita, ben sapendo che la Larga Banda è elemento fondamentale per i servizi ICT che diventeranno la nuova frontiera della competitività delle Imprese e della sostenibilità delle PA.
Il ruolo della restante parte di Telecom Italia sarà altrettanto fondamentale, perché, ad oggi, solo questa società può garantire servizi integrati Fissi, Mobili e Cloud con gli elevati standard di Qualità, Sicurezza e Privacy richiesti dal Paese e dalle Authorities. Riteniamo infatti che solo Telecom Italia possa offrire allo Stato alcuni servizi, nel rispetto della Sovranità Nazionale (Servizi alla Protezione Civile, alle Forze Armate, ai Ministeri, Al complesso sistema sanitario su cui occorrono ottimizzazione dei costi)
Riteniamo quindi che il governo dovrebbe interessarsi anche di Telecom Italia prevedendo di far entrare CdP nel suo capitale e definendo anche in questo caso una Golden share.
Si tratta di questioni di grande rilevanza che, come noto, saranno affrontate dal CdA di Telecom Italia di domani 6 dicembre. Asati ha chiesto per tempo una integrazione del relativo OdG (vedi allegati) affinché siano finalmente adottate misure che rafforzino l’Azienda e creino le condizioni, anche finanziarie (emissione di 1,6 miliardi di azioni, già decise dagli azionisti dell’8 aprile 2009 per tutti gli attuali azionisti di TI, di cui 100 milioni riservate ai dipendenti in un fondo) per un sostanziale rilancio delle attività.
Asati chiede anche la conversione delle azioni di risparmio in ordinarie.
E' sulla base di questi ultimi aspetti che Asati si è rivolta anche al Ministro Fornero, al quale ha sottoposto una serie di proposte che in parte dovrebbero essere ricomprese nel decreto legislativo che ha per oggetto la partecipazione dei dipendenti alle decisioni aziendali anche in qualità di azionisti stabili. Asati infatti ritiene che le associazioni di dipendenti azionisti debbano rientrare tra le cosiddette “parti sociali” con le quali condividere le istanze di progresso anche in termini di governo aziendale, con solleciti mutamenti degli statuti societari che assicurino una maggiore tutela di tutte le componenti societarie implicate. Asati condivide le iniziative del Ministro Fornero e nei tempi previsti li sostiene anche nelle sedi deputate: nell’assemblea degli azionisti di Telecom Italia dell’anno scorso, ad esempio, non solo abbiamo approvato le nuove norme statutarie, per recepire quanto previsto in termini di “quote di genere”, ritenendo che anche i piccoli azionisti rientrano nelle cosi’ dette “quote di genere” nel CdA ma abbiamo sostenuto che già al prossimo rinnovo venga prevista una quota di 1/3 anziché di 1/5, da assegnare alle minorities infatti è assurdo che chi ha il controllo con il 22 % del capitale ha 12 consiglieri!
In conclusione l’appuntamento del cda del 6 dicembre deve rappresentare una svolta storica, il mercato, i dipendenti si attendono una risposta definitiva e una decisione sul futuro della rete in assenza del quale , perdurando lo stallo permanente, sicuramente non ne beneficerà il titolo in borsa gia’ fortemente sottostimato sia rispetto all’FTSE sia al DJSTOCK delle tlc Europee, gia’ a valle del cda stesso.
Per Asati
Il Presidente
Ing. Franco Lombardi
Roma 5 dicembre 2012
ALLEGATI
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